Continuano ad essere sbagliate le politiche del Governo sulle pensioni, che invece di garantire equità e sostenibilità per lavoratori e pensionati, stanno peggiorando ulteriormente le condizioni previdenziali nel Paese. Nonostante le promesse di riforma e superamento della Legge Monti-Fornero, le scelte adottate negli ultimi anni portano all’aumento dell’età pensionabile e alla riduzione degli assegni, colpendo in particolare le fasce più deboli della popolazione.
Pensioni sempre più lontane e assegni più bassi
I dati parlano chiaro:
- Nel 2024 si è registrato un calo del 15,7% delle pensioni anticipate rispetto al 2023, rendendo l’uscita dal lavoro sempre più difficile.
- L’Opzione Donna è stata praticamente azzerata, con un crollo del 70,92% delle domande accolte (3.489 nel 2024 contro 11.996 nel 2023), e nel 2025 il taglio sarà ancora più incisivo.
- Quota 103 (62 anni di età + 41 anni di contributi) è stata prorogata ma con il ricalcolo contributivo, riducendo ulteriormente l’importo delle pensioni.
- L’APE Sociale è stata prorogata, ma con l’innalzamento dell’età da 63 anni a 63 anni e 5 mesi, rendendola meno accessibile.
- Dal 2030, chi rientra nel sistema contributivo dovrà soddisfare una soglia più alta di assegno pensionistico per accedere alla pensione anticipata a 64 anni, che passerà da 1.313 euro a 1.720 euro, rendendo l’uscita dal mondo del lavoro ancora più difficile, soprattutto per i giovani con carriere precarie.
Tagli e penalizzazioni per i lavoratori pubblici
Le lavoratrici e i lavoratori del settore pubblico subiscono un doppio attacco:
- I limiti ordinamentali vengono elevati a 67 anni, con un ulteriore allungamento dei tempi per il riscatto del TFS/TFR, penalizzando ulteriormente chi lavora nel pubblico impiego.
- Vengono confermati i tagli retroattivi al calcolo delle pensioni per molti lavoratori iscritti alle casse previdenziali di enti locali (CPDEL), sanità (CPS), ufficiali giudiziari (CPUG) e insegnanti (CPI).
- Il trattenimento in servizio fino a 70 anni rischia di aumentare le disuguaglianze, con le amministrazioni pubbliche che avranno la discrezionalità di trattenere solo alcuni lavoratori (fino al 10%) per attività di tutoraggio e affiancamento.
- Tagli del 25% al turn-over nel pubblico impiego, con gravi ripercussioni sui servizi essenziali per i cittadini.
Un futuro sempre più incerto per i pensionati
Chi è già in pensione non se la passa meglio:
- I tagli alla perequazione delle pensioni per il 2023 e 2024 non saranno più recuperabili. Per chi percepisce un assegno netto di 1.700 euro, si calcola una perdita di circa 7.000 euro durante il periodo pensionistico.
- Dal 1° gennaio 2025, i coefficienti di trasformazione verranno abbassati, riducendo ulteriormente l’importo degli assegni.
- L’età pensionabile aumenterà ulteriormente: nel 2027 crescerà di 3 mesi, mentre nel 2029 di altri 2 mesi, spostando ancora più avanti il traguardo della pensione.
“La vertenza sulle pensioni continua”
Le politiche attuali non solo non risolvono i problemi delle pensioni, ma li aggravano. Il Governo ha fallito nella promessa di superare la Legge Monti-Fornero e ha invece peggiorato la situazione. Non possiamo accettare un Paese in cui si va in pensione sempre più tardi e con assegni sempre più bassi.
Di fronte a questo scenario allarmante, ribadiamo che un sistema previdenziale equo e sostenibile è possibile solo garantendo lavoro stabile e dignitoso.
Per queste ragioni, invitiamo lavoratori, pensionati e cittadini a mobilitarsi per difendere i propri diritti e fermare questo arretramento sociale votando SI ai referendum per fermare la precarietà e stabilizzare il lavoro, condizioni essenziali per costruire un futuro di diritti e sicurezza per tutte e tutti.
La notizia sulla pagina del Corriere del 18 marzo 2025
SPI CGIL Forlì Cesena
INCA CGIL Forlì Cesena